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Il Papa ha portato tutto il mondo nel luogo che il mondo cerca di non vedere

Il Papa ha portato tutto il mondo nel luogo che il mondo cerca di non vedere

Andando a Lesbo, entrando nel campo dei profughi e dedicando loro tempo e attenzione papa Francesco ha costretto tutti i media del mondo a varcare quella soglia, a toccare quell'umanità sofferente, a vedere quei bambini e a sentire quelle storie drammatiche.

Ha costretto tutti a fare proprio quello che tutti stanno cercando di fuggire, che stanno cercando di dimenticare spostando l'attenzione sui risvolti politici, diplomatici, economici, militari della questione. Non le persone, ma la situazione mondiale, gli interessi economici, gli equilibri politici: tutte realtà astratte che sembra più facile controllare delle vite umane vere e sofferenti, degli occhi che ti guardano chiedendo aiuto. Papa Francesco - senza dubbio star mediatica per eccellenza - ha fatto capire come si possono usare i media al di là degli interessi di chi li controlla, e anche al di là del desiderio della maggior parte delle persone di dimenticare il dolore. Ha usato il suo potere, tutto il suo potere, con una creatività degna dei più vivaci esperti di comunicazione mondiali, in genere molto più giovani di lui e carichi di esperienza in questo campo. Mi piace pensare che tutto questo sia opera dello Spirito, che soffia dove vuole, certo, ma soprattutto dove c'è chi lo sa ascoltare e mettere in atto. Nelle mani del papa ha preso carne e sangue anche l'ecumenismo, questo lento e faticoso processo di avvicinamento fra le chiese cristiane che si muoveva sullo scivoloso piano teologico, o su un piano meno astratto di amicizia e collaborazione culturale. Francesco ha messo tutto questo da parte, per andare al cuore della questione attuale, all'ecumenismo del sangue che sta unendo nel martirio tanti cristiani nel mondo. Ma anche nel fattivo ecumenismo della carità per aiutare chi più soffre. Come ha scritto Enzo Bianchi a proposito di questo viaggio, "è una nuova stagione non solo per l'ecumenismo, ma per la testimonianza dei cristiani nel mondo contemporaneo". Perché si passa dalle invocazioni generiche alla realtà, dai sermoni, che neppure i fedeli a messa riescono più ad ascoltare, a poche parole dette direttamente a chi ha bisogno, anche in fretta, per correre da un altro sofferente. Perché piuttosto che sontuose cerimonie funebri ha preferito il silenzio di una preghiera comune, le corone di fiori che ricordano come ormai il Mediterraneo sia un cimitero. Non ha neppure celebrato la messa, a Lesbo, il papa: si è spogliato di tutto, anche del suo abito sacerdotale, per portare solo il cuore gonfio di misericordia, aperto alla condivisione dei dolori di tutti, cristiani e musulmani. Per ricordare che Gesù veniva così, semplicemente a mani nude, senza riti, con parole semplici e uno sguardo d'amore.

Fonte:

http://www.huffingtonpost.it/lucetta-scaraffia/il-papa-ha-portato-tutto-_b_9714840.html

 

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